Gekirock x Baitoru Collaboration Project Arubaitalk!
Un’emozionate chiacchierata sui lavori part-time.
Una magnifica storia che si evolve mentre è profondamente intrappolata tra la finzione e il fatto storico, nell’asse tra il mondo reale di oggi e il Medio Evo. Se pensiamo che KAMIJO nei suoi progetti da solista continua a presentare un mondo meraviglioso e misterioso, diventa impossibile credere che abbia fatto certi lavori part-time e qui parleremo semplicemente di interessanti episodi che ci ha raccontato. Il più grande sito di informazioni del Giappone “Baitoru” e Geki Rock insieme formano Gekitekiairbai….talk! (arubaito = lavoro part-time, baitoru =è il sito, gekiteki “interessante-emozionante” è da Geki Rock).
Con la collaborazione di Tomono Mei che come lavoro part-time dei sogni, sta studiando trucco e hair style,indagheremo sulle preziose esperienze segrete dei lavori part-time di KAMIJO e in più una sua idea generale sul trucco e hairstyle del visual kei.
– KAMIJO-san si lascia sempre andare a fantastiche atmosfere ricche di mistero, chiedere a lui di parlarci di veri lavori part-time che ha svolto nel passato, mi fa sentire un po’ in colpa (ride) . Ti affido questo raro racconto di esperienze, grazie.
KAMIJO: Ho capito. Probabilmente questa volta parlerò delle origini di questo “vestito”.
– Oh, all’improvviso è arrivato questo discorso. Comunque il primo lavoro part-time qual è stato?
KAMIJO: Il primo è stato ad una “sala banchetti” dove ho aiutato in cucina. All’inizio pulivo con attenzione le pentole e poi sono stato promosso a servire il wasabi.
– Solo il wasabi?
KAMIJO: Dopo ho finito con l’odiare il wasabi per un po’. (ride) Perché dopo aver servito sempre wasabi, occhi e naso venivano pervasi dall’odore. Alla fine non riuscivo neanche più a mangiarlo e quindi ho lasciato perdere. Ma ora sono a posto.
– Ma alla fine, perché KAMIJO-san ha scelto un lavoro “dietro le quinte”? Ora hai quest’immagine stupenda, non si addice.
KAMIJO: Infatti per essere dietro le quinte, lo era davvero. Però ero KAMIJO. Anche in hotel dove si tenevano matrimoni, io all’inizio portavo anche la mia immagine sfarzosa. Giorno dopo giorno, però, portavo solo wasabi. (ride) Lo pensavo come un aiuto per gli chef.
– Ah è così. Ovviamente, ti fanno preparare un meraviglioso sushi alle feste e in queste occasioni anche le persone che portano il wasabi sono indispensabili, pensi “anche io sono una persona della cucina”, vero?
KAMIJO: No, non la pensavo così. Io non sono interessato alla cucina. Rendere presentabile un piatto di sashimi è il lavoro degli chef, io facevo cosa mi dicevano e anche se si pensa che di sistemare i tre angoli del wasabi sia facile, per me non lo era, c’erano delle parti difficili in questo lavoro. Infatti, prima di lavorarci non l’avevo mai mangiato.
– Dopo, KAMIJO-san che esperienze lavorative ha avuto?
KAMIJO: Ho lavorato al negozio di ramen.
– Proprio come una persona normale (ride). Hai scelto di nuovo un posto di lavoro che si distanzia totalmente dalla tua immagine.
KAMIJO: A me piace molto il ramen di Sapporo. Dato che c’era un negozio di ramen che mi piaceva, ho pensato “vorrei aiutare in questo negozio”.
– I motivi di questi lavori sembrano futili. Li hai fatti sperando di poter mangiare il cibo per lo staff
KAMIJO: Mangiavo il cibo per lo staff, ma era più perché c’era una buona paga fino alla pausa pisolino (ride)
– Venire pagato anche mentre dormi è fantastico! In quel posto cosa dovevi fare di preciso?
KAMIJO: Insieme al ramen, fare degli onigiri da servire, portare l’acqua, e distribuivo il ramen
– È incluso anche l’okamochi? (recipiente di legno per trasportare il cibo)
KAMIJO: Sì, mettevo il ramen nella scatola di metallo, ma una volta ho fatto casino. Sono andato in bici con il solito spirito, all’improvviso c’è stato un momento in cui non mi son reso conto della distanza e il ramen si è scontrato con il muro.
– E quindi il ramen…
KAMIJO: È caduto, sono tornato in negozio e ne ho portato uno nuovo. Quindi la cucina dell’hotel e il negozio di ramen erano ai tempi della scuola. Per quanto riguarda i lavori che ho svolto dopo, sono collegati a quello che ho detto prima, l’origine del mio stile. Ho lavorato nell’ufficio dei miei senpai.
– La band di 事務 eh? I dettagli penso che li sappiano anche molti fan
KAMIJO: Quest’esperienza mi ha insegnato molto. Il lavoro consisteva nello scrivere le notizie per il fanclub, la vendita del merchandising, impacchettare i set di foto, mi occupavo anche degli ordini dei CD e di inviarli.
– Quindi dopo aver saputo di questi lavori, mi viene voglia di indagare ancora di più. Dopo esser passato dal lavorare dietro le quinte, in cucina a prepare il wasabi, cosa sentivi?
KAMIJO: In quel periodo pensavo di esser riuscito a vedere un altro mondo nuovo che non conoscevo. Quando vedevo gli chef che sfoderavano le loro armi, ho pensato che fossero interessanti (letteralmente è tipo “dei fighi”, ndr.), anche quando dovevano pulire le stoviglie, lo facevano davvero con molto impegno. Anche i tavoli da lavoro venivano trattati molto professionalmente. Se non fossi entrato in quel mondo, non l’avrei saputo. Ma detto tra noi, la stessa cosa vale per gli strumenti musicali e l’attrezzatura. È stata una bella esperienza. Ho visto con i miei occhi il tesoro di questi lavoratori, il loro lavoro professionale.
– Che cosa hai guadagnato con il lavoro nel negozio di ramen?
KAMIJO: Cosa ho guadagnato con questo lavoro eh? Dato che la paga era alta, ho guadagnato molti soldi. (ride)
– Be’ dato che era un lavoro, era un ottimo punto. (ride) Penso ci siano molti lavori in cui la paga è alta perché il lavoro è importante, ma voglio sapere perché quel lavoro era così ben pagato
KAMIJO: Chissà perché eh? Potevo pure fare il riposino dopo pranzo. (ride) La paga era alta fin dall’inizio perché piuttosto che assumere tante persone, lo stile del negozio era assumerne poche.
– Poi hai lavorato negli uffici dei senpai. Qui cosa hai imparato e cosa hai provato? Immagino siano cose molto simili alla tua realtà di adesso
KAMIJO: Sì, ci sono molte cose che si collegano al KAMIJO di adesso. Per esempio il luogo per le registrazioni, gli uffici della musica. Nel mondo della musica ci sono molti luoghi che frequenti. Ma ho imparato che se pensi davvero di fare una cosa, poi ci riuscirai.
– Si può dire che questo sia stato il più fruttoso.
KAMIJO: Ho adorato il fatto di poter imparare che la produzione indipendente fosse invincibile. Anche i membri della band del senpai mandavano loro stessi i cd nei negozi, ho visto queste cose e me ne sono reso conto. Allo stesso tempo, dopo che hai capito il sistema della produzione indipendente e i suoi vantaggi, dopo nel momento di scegliere se firmare con un’etichetta o meno, si può scegliere con calma.
-Quindi quando finisci col sentirti attratto dalla parola “debutto major”, dopo penso ci sia la possibilità di cascarci senza rendersene conto.
KAMIJO: Io nel 1995 ho iniziato l’attività con i LAREINE e nel 1999 con questa band ho fatto il debutto major e sono rimasto un bel po’ in questo mondo. Nel business della musica si fanno molte esperienze e a volte mi facevo prendere dall’ansia e pensavo “anche se sembra brillante, è un mondo sporco” e “se adesso conosco tutto, poi dopo sarà tutto noioso”. Alla fine però sono arrivato a pensare che se le cose che non so, le faccio io andrà bene, e alla fine ho capito che il business della musica lo farò a modo mio.
– Questo è lo spirito indipendente!
KAMIJO: E dopo che l’ho capito, fare musica è stato più divertente. (ride)
– Tra le persone che leggeranno questo articolo, penso che ci saranno quelle che hanno già svolto un lavoro part-time, e quelle che vogliono iniziarne uno. Ora vorrei che KAMIJO-san mandasse un messaggio a queste persone.
KAMIJO: Penso che sia una buona opportunità per fare esperienze in un mondo che non si conosce. E poi si può iniziare molto facilmente. Io non ho fatto diversi tipi di lavoro part-time, però ho conosciuto un nuovo mondo. Col tempo le opportunità per il futuro aumentano e perciò le persone che possiedono un interesse, o anche quelle che non sanno ancora cosa fare, potrebbero provare con un atteggiamento positivo, che dite?
– Grazie. Adesso finalmente, entra l’intervistatore arubaito di oggi, Tomono-san!
– KAMIJO-san, sono Tomono, piacere di conoscerti. L’anno scorso ho visto per la prima volta un tuo live da solista e così mi sono messa ad indagare anche sui Versailles. Sono davvero contenta di essere stata scelta
KAMIJO: Grazie mille.
– Allora, ecco la prima domanda. Come fai a creare questa meravigliosa visione del mondo nei tuoi live e nei concept delle tue canzoni?
KAMIJO: Nel mio caso, riguardo la carriera da solista, il mio interesse per la storia… ho indagato su colui che è stato Luigi XVII nel periodo della Rivoluzione Francese e poi ho cercato le cose poco chiare nella storia vera. Quel mistero poco chiaro l’ho trasformato in una storia ipotetica. Per cui, io prima di tutto, prima di scrivere testo e musica, leggo il fatto originale. Poi faccio un riassunto della storia, e allo stesso tempo creo la musica e penso anche alla performance dei live. Voglio che tutti abbiano la sensazione di domandarsi cosa sarebbe se questa persona vivesse ai giorni nostri. Perciò, la base dei miei lavori è una storia sotto forma di finzione, ma allo stesso tempo cerco una realtà con quel significato.
– Ok. Passo alla prossima domanda. Io frequento una scuola per parrucchieri, e confronto i miei lavori con quelli degli altri e mi preoccupo con pensieri tipo “Il mio non andrà bene?”. KAMIJO-san, tu hai mai confrontato i tuoi lavori con quelli di altri artisti e ti sei buttato giù?
KAMIJO: Io mi confronto sempre con me stesso. Quindi quando mi domando se questa volta ho vinto con il me del passato, e se ho un’ora o due di tempo, lo rifaccio. E se fa schifo, prolungo il tempo limite. (ride)
– Quindi non ti paragoni con nessuno.
KAMIJO: Esatto. Comunque Tomono-san, quanti anni hai?
– Ho vent’anni.
KAMIJO: Ahh. Allora forse non puoi ancora capirlo. Capita che quando ascolto degli artisti, penso “Ohh è fantastico”. In quei momenti provo anche gelosia, ma questo mi dà ispirazione. E così penso di dover fare di più, perciò non mi butto giù.
– Non ti butti mai giù?
KAMIJO: Mentre sto completando un progetto e mi sento esausto, mi butto giù. In quei momenti cerco di guarirmi, faccio questo come prima cosa. Per esempio, scrivo canzoni, cerco di distrarmi e mi occupo di design. Dopo il design, si passa all’elaborazione del video. Se va male anche così, scrivo testi.
– Alla fine, è sempre lavoro.
KAMIJO: Eh sì (ride). Però dopo che mi viene in mente un titolo, le strade si aprono. Faccio sempre così.
– Ho sentito cose molto interessanti. Grazie mille! Allora, prima ho parlato dei miei studi per diventare hair stylist, tu KAMIJO-san hai una cosa specifica che richiedi e non riesci a fare? Vai sempre dal parrucchiere?
KAMIJO: I capelli li porto sempre in modo tridimensionale. I riccioli non li faccio con la piastra per arricciare, ma con quella piatta. È importante. Io faccio solo le linee e le ombre del viso, ma niente di che.
– In passato ti facevi anche il trucco?
KAMIJO: Ai tempi dei Versailles, facevo tutto io. Ma i truccatori adesso hanno una tecnica formidabile. Adesso mi affido ai professionsti. Per me la cura dei capelli è importante tanto quanto la musica. Per cantare quei sentimenti, per rappresentare il mondo di cui scrivo, la cura dei capelli è indispensabile. Quindi io ritengo il parrucchiere un membro con cui costruisco il mio mondo, mi affido a lui.
– Anche io in futuro voglio diventare una parrucchiera di cui la gente può fidarsi.
KAMIJO: In passato i parrucchieri non riuscivano ad arrivare alla tecnica che si usa ora nel visual kei. Nel mondo adesso si fanno cose eccezionali. Dato che gli hairstylist sono sempre stati bravi, ora che ci sono i professionisti, io vorrei loro a lavorare per me. Anche tu, Tomono-san, incontra il mondo che vuoi rappresentare e diventa una meravigliosa parrucchiera in grado di migliorarci.
– Ho capito. Sto studiando adesso l’airbrush, quindi mi metterò d’impegno.
♦Traduzione: Tizi Hana per Alla Corte di KAMIJO
♦Elaborazione Testo: Tizi Hana e Reine de Fleur
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